Questa iniziativa che esplora il cantiere decorativo del castello di Fontainebleau è stata sostenuta dall'UIF ottenendo il Label scientifico nel 2022.
Dopo le giornate di studio dedicate ai cantieri romani, promosse nell'ambito di ricerca "I cantieri in Europa nel Cinquecento: architettura e decorazione", che si sono svolte nel 2019, l’attenzione ora si sposta sul caso di Fontainebleau, con l’obiettivo di riprendere in esame un capitolo decisivo della storia della cultura artistica del Cinquecento alla luce dei più recenti studi sulla Maniera, focalizzando la questione della decorazione.
Il tema porta in primo piano il nodo dei rapporti tra Italia e Francia nel XVI secolo, che nella tradizione storiografica del Novecento è stato uno dei punti di avvio della riscoperta del Manierismo. A settant’anni dalla mostra Fontainebleau e la maniera italiana, organizzata a Napoli nel 1952, che per l’Italia segnò una delle prime tappe della piena riabilitazione di una stagione negletta della storia dell’arte europea, si può tornare a fare il punto sui due contesti italiano e francese, tenendo conto del movimento nei due sensi, e dunque dei contatti, degli scambi, delle contaminazioni di tecniche, linguaggi, artisti e maestranze, nell’otica del funzionamento del cantiere.
La decorazione ad affresco e a stucco del castello di Fontainebleau è frutto degli interventi in momenti diversi di artisti italiani di generazioni e tradizioni geografiche e stilistiche differenti: Rosso Fiorentino, Primaticcio, Niccolò dell’Abate e i loro aiuti, alcuni dei quali hanno ormai un nome e una identità riconosciuta. Muovendo da un bagaglio tecnico e stilistico che ha radici a Firenze, a Roma, a Mantova, a Genova, questi artefici creano a Fontainebleau soluzioni inedite, che rispondono al nuovo contesto e a loro volta daranno vita a ulteriori sviluppi in Francia, tornando, così modificate, a avere echi nella stessa Italia.
La problematica delle relazioni tra i disegni e gli affreschi e l'intero apparato decorativo cruciale nella storia di un’impresa che ha visto susseguirsi pittori e fasi di intervento, può essere utilmente riconsiderata nella prospettiva del funzionamento del cantiere; il contributo tanto innovativo dato dallo stucco se restituito alla sua funzione centrale e se analizzato in questa ottica, tenendo conto del duplice rapporto con lo spazio architettonico e con la decorazione pittorica, può corroborare la comprensione delle dinamiche del cantiere. È questa multiforme dinamica che si può riconsiderare, tornando ora a studiare il caso di Fontainebleau quale episodio centrale della cultura artistica del Cinquecento in Europa, sul fronte materiale, tecnico, stilistico, con esiti che si promettono innovatori.
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